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Federalberghi lancia l’allarme: “Cinque volte più strutture, ma gli hotel diminuiscono”

Federalberghi lancia l’allarme: “Cinque volte più strutture, ma gli hotel diminuiscono”

Durante l’assemblea di Merano, Bernabò Bocca denuncia l’esplosione degli affitti brevi e le distorsioni di mercato che penalizzano la filiera alberghiera tradizionale.

Nel corso della 75ª assemblea di Federalberghi a Merano, il presidente Bernabò Bocca ha sollevato un tema cruciale per il futuro dell’ospitalità italiana: la sproporzionata crescita degli affitti brevi rispetto al comparto alberghiero. Secondo i dati presentati, oggi in Italia ci sono circa 630.000 strutture ricettive ufficiali, di cui quasi 600.000 sono appartamenti destinati all’accoglienza turistica. Gli hotel, al contrario, sono scesi a poco più di 32.000 – una flessione che evidenzia l’impatto diretto del fenomeno.

 

Questa crescita incontrollata ha conseguenze reali sul mercato. Durante l’ultima Design Week di Milano, ad esempio, il costo medio per un bilocale in affitto breve ha raggiunto i 4.570 euro a settimana, eppure le strutture alberghiere milanesi non hanno registrato il tutto esaurito. Un paradosso che alimenta il sospetto di un mercato sempre più orientato su canali alternativi, spesso meno regolamentati, o su forme di turismo giornaliero con spesa ridotta.

Bocca ha sottolineato l’urgenza di introdurre regole uguali per tutti. Oggi gli appartamenti turistici versano meno della metà dell’IMU rispetto agli hotel, evitano i cambi di destinazione d’uso e godono di agevolazioni sulla TARI. “A casa mia questa si chiama concorrenza sleale”, ha dichiarato il presidente, chiedendo un intervento deciso da parte delle istituzioni.

 

Il dibattito coinvolge anche il mondo bancario. Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ha preso posizione a favore dell’hotellerie strutturata: “Supportiamo chi crea valore per il Paese, non chi devia i flussi in modo irregolare. Se perdiamo l’industria dell’ospitalità, perdiamo un pezzo di PIL”.

 

La sensazione condivisa a Merano è che gli strumenti messi in campo finora – come il CIN o le limitazioni introdotte da alcuni sindaci – siano insufficienti o facilmente aggirabili. E che, in fondo, la politica preferisca ascoltare i proprietari di appartamenti, più numerosi e influenti sul piano elettorale, rispetto ai professionisti del settore.

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✍️ Redazione Hospitality Business Magazine Italia®